Economia ed Altro
6. Perchè si è sempre ricchi e sempre più poveri?
19/02/2020
Quante volte abbiamo sentito negli ultimi anni che il divario tra le classi agiate e quelle povere è sempre più grande, in termini di reddito percepito e di "ricchezza" posseduta!!??
In Italia secondo le più aggiornate rilevazioni circa il 20% della popolazione con i redditi più alti guadagna sei volte di più di coloro che sono nella fascia povera.
È la più ampia differenza registrata in Europa!
Sembra strano questo dato italiano proprio in un'epoca in cui la bella Italia è ultima come previsione di crescita nella zona Euro per gli anni a venire e tra gli ultimissimi posti cone crescita effettiva negli utlimi anni.
Voglio dire se un Paese va male, dovrebbe andare male per tutti anche per i ricchi!!
E allora come mai avviene questo strano fenomeno?
Avete mai sentito una spiegazione plausibile o convincente delle cause?
Io no, solo una lettura dei dati e qualche progetto di redistribuzione dei redditi tramite prevalentemente la fiscalità.
Bene, io credo di avercene una!
Si una, non l'unica perchè sarebbe presuntuoso ma sicuramente è molto importante.
Per spiegarla e renderla persuasiva vi illustro un processo in atto da qualche anno e diventato sempre più consistente.
Nei mercati Europei sono entrate negli ultimi anni dall'esterno (principalmente da Paesi Asiatici) grandi quantità di prodotti di diversi settori merceologici a basso costo che hanno catturato subito una buona quota di mercato.
Inizialmente considerati di media/scarsa qualità e via via "migliorate".
I costi di produzione sostenuti da chi li fa sono bassi e per tanti motivi: basso costo della vita nei luoghi di provenienza, assenza di normative di sicurezza sul lavoro, di regolamentazione in senso ampio la cui osservanza richiede il sostenimento di altrettanti costi, economie oggettive di scala (in Italia non altrettanto perseguibili per la preponderanza delle piccole e medie imprese nella struttura industriale), ecc., ecc..
In sintesi il costo di questi prodotti è impareggiabile per i Paesi Europei e in particolare per l'Italia.
Questo flusso di prodotti si è amplificato con una globalizzazione sempre pià forte e l'ausilio determinante di Internet per l'acquisto diretto di essi.
Cosa succede quindi e che attinenza ha con il nostro discorso?
Le imprese italiane hanno avuto e hanno grosse difficoltà a "piazzare" i loro prodotti vista la competizione serrata dei prodotti Asiatici e via via sono entrate in crisi (quante imprese sono fallite negli ultimi anni!!?)
Di conseguenza moltissimi piccoli e medi imprenditori hanno chiuso bottega (nella migliore delle ipotesi sono stati acquisiti da gruppi più grandi) e i rispettivi dipendenti hanno perso il loro posto di lavoro e mai più ricollocati (quantomeno alle stesse condizioni salariali di prima).
Non solo, questa situazione di minore reddito disponibile ha generato ancora maggiore domanda per i prodotti a basso costo provenienti dalle zone Extra UE con un nuova spirale di crisi delle imprese e dei rispettivi lavoratori dipendenti.
Considerate questi effetti per un 10 - 15 anni e capirete che tale effetto a spirale ha avuto conseguenze irreparabili, con un aumento della povertà (in numero e in termini di reddito/ricchezza posseduta) notevole e che senza provvedimenti macroeconomici shock ed eclatanti non è contrastabile.
Questo spiega la parte bassa del quadro ma i ricchi come mai sono diventati sempre più ricchi o quantomeno sono sempre quasi allo stesso livello?
Immaginate di essere un imprenditore benestante che può rientrare nella categoria dei ricchi.
Immaginate che ad un certo punto i profiti della vostra attività subiscano un periodo prolungato di calo e che capiate che il trend è quello se non apportate modifiche alla vostra strategia.
Infatti state subendo la concorrenza di prodotti stranieri che invadono il "vostro" mercato a prezzi che voi non potete praticare alla vostra clientela.
Visto che operate in un mercato in cui l'alta qualità dei prodotti non è il fattore discriminante di successo (la maggior parte delle imprese non opera nel lusso o in altri settori che sono definiti di nicchia) e la vostra clientela non è insensibile al prezzo, avete un'unica strada: spostare i vostri stabilimenti produttivi all'estero, in quegli stessi Paesi dove sono "impiantati" i vostri concorrenti e sostenere costi più bassi.
Cosi facendo, il lavoro dipendente in Italia non vi serve più e vi rivolgete ai residenti del nuovo Paese.
I prodotti adesso vengono venduti in tutti i mercati in cui operate (compresa l'Italia) tramite i vostri canali commerciali ad un prezzo più basso a sostenibile dalla clientela che adesso ha un reddito disponibile minore e che vede "di buon grado" i vostri prodotti.
Qiuesto ragionamento vale anche per le startup che avviano direttamente le loro attività produttive in Cina o simili.
In sintesi, i redditi di lavoro dipendenti scompaiono e i redditi di impresa di molti (per coloro che hanno o hanno avuto la forza e possibilità di delocalizzare) sono più alti di prima o comunque in linea bene o male con il passato.
IL DIVARIO TRA RICCHI E POVERI QUINDI DIVENTA CRESCENTE!!
A mio parere tale divario aumenterà se non si porranno delle barriere "intelligenti e strategiche" ad un flusso immenso di prodotti e componenti che hanno nella "leadership di prezzo" il loro fattore critico di successo da Paesi che per varie ragioni non possono essere contrastati con normali misure.
Politiche redistribuitive dei redditi avranno effetti limitati e addirittura potrebbero, se non ben studiate, causare una fuga dei capitali.
Occorre coraggio da parte di chi "indirizza" le politiche economiche" e non abbandonarsi al luogo comune che la globalizzazione è un fenomeno da prendere in tutto e per tutto, accettandola nella sua interezza passivamente.
Altre misure naturalmente sono auspicabili per risollevare le sorti complessive dell'economia nostrana e sono contenute nell'articolo n. 4 di questa pagina.
Carlo Attademo
5. L'epidemia del Coronavirus è un assist macroeconomico per l'Italia!?
01/02/2020
Mentre le borse europee vanno giù in seguito al diffondersi allarmante dell'epidemia del Coronavirus, si sprecano i commenti di economisti (o presunti tali) e politici (o politicanti) che vedono un peggioramento dell'economia italiana insieme a quella europea.
Questo in virtù della componente cinese nel commercio europeo, export ad import, che movimenta centinaia di milioni di Euro da e verso il Vecchio Continente.
Tutto vero ma nel breve termine.
Coloro che sanno guardare oltre l'arco di un anno, io direi anche di sei mesi, e soprattutto ragionano sulla struttura del tessuto manifatturiero italiano come anche sulle forze e debolezze di esso, questa tragedia epidemica può rappresentare un'opportunità per alcuni settori industriali nazionali.
Per chi già sa cos'è, in pratica questa dissertazione è una breve SWOT analysis che sta per Analisi basata sulle forze (Strenghts), debolezze (Weaknesses) interne al tessuto produttivo nazionale e sui fattori esterni come le opportunità (Opportunities) e minacce (Threats).
Il tutto in relazione alla Cina.
Le forze dell'industria italiana sono, considerando il know-how di un Paese da sempre manifatturiero, la qualità media di partenza dei prodotti abbastanza alta e la vicinanza dei punti di produzione ai mercati di sbocco (lo stesso mercato italiano per intenderci) che rende veloce (in teoria) l'evasione di qualsiasi problematica relativa allo scambio di prodotti e componenti.
Le debolezze sono rappresentate dai costi elevati dovuti alla struttura preponderante del tessuto produttivo nazionale, fatto per il 90% di piccole e medie aziende che hanno una grossa difficoltà a distribuire i costi fissi su un gran numero di prodotti (economie di scala), e dalla scarsa propensione a fare ed investire in Ricerca e Sviluppo (sia a causa della stessa dimensione medio/piccola delle aziende, che a causa dell' avversione di base ad affrontare il rischio d'impresa del "popolo" italico) che rende certi settori in cui la strategia della differenziazione/innovazione è vincente poco percorribili.
La minaccia è rappresentata dal dovere, in seguito al blocco delle merci da e per la Cina, trovare nuovi mercati di approviggionamento a costi contenuti (per le aziende italiane che importano) che di sbocco (per quelle che esportano) ugualmente profittevoli.
Le imprese che hanno i propri stabilimenti produttivi in Cina saranno le più penalizzate (la percentuale comunque è bassa e riguarda le medio/grandi aziende che sono una parte minima della struttura industriale italiana)
La grande opportunità per le aziende italiane che non operano in settori in cui non vigga in maniera assoluta la strategia della differenziazione/innovazione è proprio l'assenza forzata di quel mostro economico che propone prodotti e componenti (ormai di media qualità) a costi imbattibili.
Assenza dovuta alla minore richiesta dei prodotti cinesi da parte dei consumatori finali italiani (che si sta registrando in maniera notevole) che al blocco dei collegamenti sia civili (già in atto ad oggi) che commerciali da e verso la Cina.
Cosa potrà succedere da oggi in poi?
1) Per chi "esportava" verso la Cina naturalmente occorrerà un periodo di riorganizzazione che riguarderà la collocazione dei prodotti in nuovi mercati che hanno caratteristiche diverse da quello cinese e ciò determinerà per forza di cose una diminuzione dei prezzi di collocamento del prodotto sia per renderlo appetibile che per l'aumentata Offerta in quei mercati (in base alla legge economica per cui se aumenta l'offerta del prodotto il prezzo diminuisce).
Diminuendo il prezzo la domanda aumenterà (visto che siamo in mercati molto elastici al prezzo e, per il mercato italiano, viste le condizioni non positive dell'economia nazionale dove il un reddito procapite è più basso ripetto al passato) in manierà visibile e porterà a cascata aumento della produzione diretta e della componentistica sempre nazionale (oltre a quella di altri Paesi, naturalmente).
Questi benefici supereranno i costi di "avviamento" dovuti alla riorganizzazione.
2) Per le aziende italiane (la maggior parte) che collocano i propri prodotti sul mercato locale, l'assenza di un competitor così importante sarà un vantaggio notevole, tanto più grande quanto più elastico è il mercato al prezzo.
Occorrerà vincere la tentazione ad alzare di molto i prezzi, dovuto all'incremento della domanda, proprio per le caratteristiche di sensibiltà al prezzo sopra menzionate.
3) Per le aziende italiane che "importavano" prodotti e materie prime dalla Cina, ci saranno difficoltà a reperirli a costi simili da altri mercati di approviggionamento e quindi a raggiungere buoni margini di profitto
Fattore assolutamente superabile nel medio termine.
Infatti, viste le condizioni precarie di molte aziende italiane, i costi dei prodotti/componenti sono più bassi rispetto al passato (per condizioni di crisi persistente) e nel frattempo un'aumentato livello di reddito disponibile da parte di consumatori ed operatori a causa dei punti 1 e 2 renderà perfettamente sopportabile il prezzo dei prodotti interessati.
4) Le imprese che hanno i propri stabilimenti produttivi in Cina (la minoranza) ci saranno tempi e costi fissi da smaltire maggiori rispetto alle altre categorie, ma una volta rilocate (se lo si farà) le proprie attività produttive (in Italia) e sostenuti i relativi costi, si usufruirà sia del costi dei prodotti/componenti italiani più bassi rispetto al passato (per condizioni di crisi persistente), sia dell'aumentato livello di reddito disponibile da parte di consumatori ed operatori a causa dei punti 1, 2 e 3.
Quindi, se tutto avverrà con un comportamento "normale" e con spirito imprenditoriale da parte del management aziendale, io ritengo che la tragedia del Coronavirus sarà un enorme assist per l'Italia.
Carlo Attademo
4. L'Italia e solo l'Italia dovrebbe essere un Paese Trump-style? - Le vere ....
L'Italia e solo l'Italia dovrebbe essere un Paese Trump-style? - Le vere cause e la soluzione della crisi economica italiana - June 24th, 2019 -
Disponibile a pagina Shop di questo sito
3. L'eliminazione del contante come soluzione prioritaria!!??
Ad oggi molti timori crescono dopo l'annuncio di Draghi sulla progessiva riduzione del programma di acquisto dei titoli di Stato di quasi tutti i Paesi Europei da parte della ECB.
A questi annunci si aggiunge il mio, ma da una prospettiva diversa, che cioè prende in considerazione una parte tipica dell'italianità e del modo di operare economico a tutti i livelli dei soggetti interessati.
Partiamo da una considerazione generale.
L'Italia dopo un lungo periodo di decrescita è tornata nel 2017 a crescere contemporaneamente a tutti i Paesi Europei e questo significa che siamo in presenza unicamente degli effetti della politica monetaria di un ente sovranazionale, la Banca Centrale Europea, che ha adottato una strategia globale e non sicuramente di effetti di politiche economiche nazionali specifiche, visto che una tale simultaneità nella crescita delle economie di diversi Paesi non si era mai vista.
Merito quindi a Draghi.
La particolarità dell'Italia però è quella di occupare l'ultima posizione, superata a livello pro-capite da Paesi storicamente inferiori in questo senso (Spagna per intenderci).
Ci si domanda allora dove andrà a finire l'Italia senza questo enorme pacchetto di stimoli monetari.
Esaminiamo le cause a mio modo di vedere di questo timore.
Esse sono due: l'incapacità abbinata alla mancanza di volontà delle classi manageriali, pubbliche ma soprattutto private, di cambiare modo di decidere e di gestire.
Che questi elementi si concretizzino in corruzione ed incompetenza non fà distinzione. Siamo in presenza delle due faccie della stessa medaglia.
Sia chiaro, questi fenomeni son presenti non solo in Italia, ma è in quest'ultimo Paese che si registrano come fatti normali, della vita economica comune ai quali bisogna adeguarsi e nient'altro.
Non parliamo del fenomeno dell'evasione fiscale che priva lo Stato delle necessarie risorse per vivere, per investire da par suo e che si traduce in una maggiore imposizione o taglio delle spese, il che rende l'attività sociale ed economica ancora più improba!!
In questo campo siamo sul podio del Mondo!!
Cosa fare realmente in modo che la situazione cambi?
Le ricette provate finora sono state poco incisive perchè avevano come fondamento la realtà che non c'era e che non c'é: trasparenza, competenza e un sufficiente livello di benessere che rende poco vantaggiosa la ricerca di vie traverse.
La realtà esistente è la forma mentis italiana volta sempre alla ricerca della scorciatoia in tutti i settori della vita economica per ottenere i propri obiettivi.
Naturalmente, questo non vale per la totalità del popolo italiano ma per un buon 85%.
Forse questo urterà qualcuno, ma come poter affermare diversamente quando un'artigiano deve riconoscere una somma a colui che gli ha "indicato" la possibilità di fare un lavoro (poi ottenuto) di ristrutturazione, ad esempio?
Come farlo, quando un'amministratore di condominio prende una mazzetta per aver fatto sì che la manutenzione di uno stabile venga affidato ad una ditta?
Come pensare diversamente, quando i concorsi pubblici e le selezioni private sono indirizzati spudoratamente verso questo o quel candidato e poi magari si scopre l'elargizione di una qualche sorta di riconoscimento?
E questi sono solo alcuni di molteplici esempi nel vivere comune, senza parlare di appalti pubblici delle grandi opere, di nomine ad enti nazionali, ecc., ecc...
Tutto questo porta alla prevalenza della non qualità, per cui il lavoro svolto non è il migliore, dove la gestione delle materie di competenze non è ai massimi livelli e dove, quando ci si trova a dover affrontare la concorrenza di imprese straniere, non si è in grado di affermarsi perchè chi potrebbe o cosa realmente potrebbe farlo è stato messo da parte.
L'effetto a cascata in un contesto di globalizzazione e di internazionalizzazione assoluta è devastante.
La mancanza della qualità, conseguente del malcostume, provoca la morte del tessuto economico italiano.
Di nuovo, cosa fare per evitare quello che non abbiamo il coraggio di prospettare chiaramente, cioè il collasso economico definitivo?
Bene!!
Dopo anni di osservazione del peggioramento continuo di questi fenomeni in profondità ed estensione, mi sono convinto che prima di ogni manovra di politica economica, occorre agire diversamente.
E se vogliamo dare anche una spiegazione "tecnica", faccio presente che qualsiasi intervento di politica economica si fonda sul presupposto di un regime di mercato in concorrenza perfetta. In realtà in Italia, vista la gravità e la diffusione di quanto scritto che determinano rilevanti deviazioni nelle dinamiche e comportamenti dei soggetti economici, vigge la concorrenza imperfetta.
Occorre allora agire alla radice.
Tagliare la fonte di sostentamento e crescita della corruzione, dell'evasione e dell'incompetenza.
Tagliare la disponibilità della moneta contante, rendendo tracciabile ogni passaggio di denaro in modo da essere perseguito quando sospetto.
Perchè non farlo quando il lavoro nero emergerebbe, quando ogni cessione di beni o prestazione di servizi sarebbe imponibile, quando ogni accordo/lavoro concesso al di là delle normali e regolari procedure emergerebbe!!??
Solo chi agisce o ha agito in questo modo, non sarebbe d'accordo. Chi non ha nulla da temere e vuole affemarsi non con il modo prevalentemente italico ma in maniera trasparente e competente dovrebbe solo farlo diventare realtà.
E come fare per renderlo operativo in modo che non sia di vantaggio per banche ed altri istituti finanziari?
Beh, anche qui è questione di volontà e trasparenza di chi legifera.
Solo questione di trasparenza ed integrità, come sempre.
2. Moneta complementare all'Euro: l'ideazione
-----Messaggio originale-----
Da: carlo [mailto:carlo.attademo@libero.it]
Inviato: domenica 7 dicembre 2014 19.12
A: 'segreteria.capogabinetto@tesoro.it'; 'matteo@governo.it'
Oggetto: E’ GIUSTO CHE SAPPIATE TUTTA LA VERITA’
Gentili Presidente, Ministro,
E’ GIUSTO CHE SAPPIATE TUTTA LA VERITA’
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Sono il Dott. Carlo Attademo e Vi avevo scritto qualche tempo fa, rivendicando la paternità dell’idea del TFR in Busta Paga, allegandovi le mail inviate e ricevute nel 2012.
MA NON è FINITA QUI.
Berlusconi sta lanciando la “loro” proposta di doppia circolazione monetaria, sapendo di mentire.
Sempre nel 2012 inviai email a politici di sinistra e destra (compreso Berlusconi e Grillo) contenente la proposta della moneta complementare all’Euro nelle transazioni in contanti.
Per provarvi che non sono un millantatore o un esaltato vi allego la mail mandata a Berlusconi, come presidente del PDL, con la mia proposta.
Fate un po’ voi e se non mi credete, vi rimando al professore Antonio Borghesi ex parlamentare IDV e Davide Bono consigliere regionale del Piemonte del M5S.
Rimanendo a disposizione sull’argomento, vi porgo i miei saluti.
Dott. Carlo Attademo
Piazza dei daini, 4 Scala 8
20126 Milano
Tel 3208264656
-----Messaggio originale-----
Da: carlo [mailto:carlo.attademo@libero.it]
Inviato: venerdì 1 febbraio 2013 15.59
A: 'ufficiopostapresidente@pdl.it'
Oggetto: Reinvio per motivi tecnici (non La disturberò più)
Egregio Presidente,
Le reinvio la mail che mi sono permesso di mandarLe in precedenza in quanto ho ricevuto questo messaggio di errore (segue al fondo della mail).
Ne approfitto per esprimere la speranza che condivida appieno (senza varianti) la mia idea per vincere e non altre simili che le servirebbero, a mio modesto parere, solo per "pareggiare".
BUONA FORTUNA
Ecco il testo della mail che le avevo inviato:
Egregio Presidente,
Mi perdoni se “oso” ancora, ma sarà veramente l’ultima volta.
A chi sta aspettando per vincere!?
Proponga la mia, anzi la Sua idea, visto che a me non interessa rivendicarla.
Le riepilogo il meccanismo della seconda moneta da aggiungere all’Euro.
La seconda moneta dovrebbe accompagnarsi all’Euro per quanto riguarda le compravendite di qualunque tipo, non ai finanziamenti.
Questi continuerebbero ad essere erogati dalle banche e/o finanziarie solo in €.
Conseguenza della diffusione di questa seconda moneta, dovrebbe essere la diminuzione di Euro in circolazione, il che porterebbe le banche, per rendere più appetibile il loro prodotto (prestiti), ad abbassare i tassi d’interesse, con chiaro beneficio di tutti a cascata.
Naturalmente ne conseguirebbe una svalutazione dell’Euro che potrebbe portare ad una leggera inflazione.
Come evitare le ripercussioni sui prezzi?
Fissare un cambio variabile tra le due monete; evitare l’errore fatto nel passaggio tra Lira ed Euro.
Infatti, con un cambio fisso si avrebbe che la maggiore quantità di Euro necessario per acquistare una stessa quantità di prodotto porterebbe ad una parimenti maggiore quantità della nuova moneta per l’acquisto della “stessa” quantità di prodotto.
Effetto negativo che sarebbe evitato con un cambio variabile.
Per la messa in circolazione della nuova moneta, fuori dal circuito delle banche che devono rispondere alla BCE, si potrebbe pensare al pagamento delle pensioni via posta (o altri meccanismi da pensare all’uopo).
Non è una pazzia, visto che nel passato ci sono stati i sistemi bimetallici.
E’ un modo di stare nella UE (che non funziona così strutturata) per non essere tacciati come antieuropeisti e nello stesso tempo curare gli interessi dell’Italia e degli Italiani.
A prescindere dalla Sua considerazione, positiva o negativa, di quanto le ho proposto, Le faccio una volta per tutte i miei migliori auguri.
Carlo Attademo